Il rap emotivo di NF, per la prima volta in Italia

Che qualcosa stia cambiando, nella proposta live internazionale nel nostro Paese, è ormai evidente. La rivoluzione è nata forse nel 2018, con l’arrivo di Eminem con un ritardo apocalittico che ha registrato un sold out da 80.000 persone. Dopo la pausa pandemica abbiamo visto il trend consolidarsi con Travis Scott e Kendrick Lamar, approdati dopo anni di vuoto, e poi il ritorno di Nas e la sorpresa di Metro Boomin. Insomma: mentre aspettiamo Post Malone, A$AP Rocky, Frank Ocean e Drake, possiamo finalmente dire che i grandi rapper d’oltreoceano non ci snobbano più.
L’ultimo in ordine cronologico è NF, pseudonimo e acronimo di Nathan Feuerstein. Arriva per la prima volta in Italia al Fabrique di Milano e lo fa con un sold out straordinariamente anticipato, nonostante l’infelice concomitanza con l’evento hiphop nazionale più importante di cui abbiamo memoria: il Marrageddon di Marracash, con Fabri Fibra, Gué Pequeno, Salmo e tanti altri. Con le dovute proporzioni, anche il primo show di NF è un chiaro segnale che i promoter italiani difficilmente ignoreranno.
“Sono abituato a venue più grandi in America, ma devo dirvi che è bello suonare in un posto più piccolo per tutti voi”, dice NF. Se i fan non lo conoscessero abbastanza, potrebbero leggere della spocchia tra le righe, ma chiunque abbia approcciato la sua musica senza superficialità ha ben chiara la spontaneità che lo muove. NF è quel rapper che può sentirsi libero di girare per le strade di New York o Los Angeles senza essere riconosciuto e fermato dai fan, nascosto sotto il suo berretto o il cappuccio della sua felpa oversize, però poi alla sera si presenta nell’arena indoor e la manda sold out. E quelle migliaia di persone presenti - potete scommetterci - conoscono i suoi brani a memoria e hanno comprato i suoi dischi.
La luci, i suoni, i video: ogni elemento sul palco rivela che la dimensione congeniale al suo show sarebbe ben più grande di così. Eppure il Fabrique, pieno fino a scoppiare, offre una risposta massiccia. Il calore che lo accoglie certifica la fedeltà per nulla scontata della sua platea. Le prime parole di “HOPE”, opener della serata, sono una liturgia alla quale i fan italiani partecipano senza farsi pregare. NF introduce così Milano nel suo mondo, lo accoglie sull’uscio vestito di bianco e gli fa fare il giro della casa, così diversa da quella dei colleghi.
Ciò che distingue la poetica di NF è la volontà di normalizzare la sua sensibilità, le sue debolezze, le sue inadeguatezze. Anche la sua fede, alla quale è molto legato. Nel tempo questa è stata anche la sua etichetta e quindi, in un certo senso, anche la sua condanna. “Christian rapper”, così ama definirlo la stampa. Lui ad un certo punto ha pure provato a combattere questa banalizzazione: “Un idraulico che è anche cristiano, lo definireste un idraulico cristiano?”. No, perché l’essere cristiano non identifica l’idraulico, così come non identifica questo rapper. Una sineddoche, in questo caso usata per impoverire l’artista.
Non lo puoi inquadrare da come si presenta sul palco o da come appare nelle foto promozionali. Per comprendere NF devi leggere i suoi testi, guardare i suoi videoclip, interpretare le sfumature interpretative della sua voce. Non ci troverai molte sovrastrutture, ché di certo non stiamo parlando di un poeta ermetico o di un artista surrealista, ma è proprio quel suo essere ordinario e vicino agli outsider a rendere il suo successo così piacevole per chi lo segue.
Non fraintendiamoci: sul palco NF ha un tiro clamoroso. In alcuni pezzi - e anche qui tocchiamo un luogo comune trito e ritrito, ma doveroso - sembra di sentire Eminem. Infatti NF si inserisce in una scena di millennial americani bianchi che sono cresciuti ascoltando “The Marshall Mathers LP”. Come lui anche Sik World, Witt Lowry, Lucidious, Logic, Token e Lucidious, per dirne alcuni tra i più affini. Ma il paragone deve fermarsi allo stile e al flow. Onestamente è difficile immaginare NF ad avviare un dissing, anche se, dovendo rispondere a un attacco, probabilmente anche lui saprebbe mettere al proprio posto la maggior parte degli sfidanti, dato che la carica energica del ragazzo classe 1991 è invidiabile. Emerge con chiarezza dal vivo, dove parte del merito va anche all’apporto di Rico Nichols, il batterista di NF che, per chi non l’avesse mai sentito nominare, è anche il batterista di Kendrick Lamar e ha dato il suo prezioso contributo al songwriting di “Donda” di Kanye West. Insomma, un numero uno. La sua è l’unica musica suonata dal vivo, mentre il resto è in base, compresa qualche traccia vocale di troppo che in alcuni frangenti fa andare lo show con il pilota automatico.
La vera natura straordinariamente emotiva di Nathan si manifesta con la doppietta più spaccacuore di “Hope”, l’ultimo album. Sono “Gone” e “Running” a comporre il segmento più commovente della serata, quello in cui la voce dal vivo cancella per magia ogni registrazione sottostante. “Questa è una delle mie preferite”, dice NF, che quando inizia a cantare “Running” ha in pugno ogni singola persona del Fabrique. Prende tutti per mano, accompagnando il suo pubblico verso l’epica conclusione dello show. Con “Clouds”, tra getti di fumo, luci a velocità supersonica e virtuosismi alla batteria, NF saluta Milano con un lampo, seguito dal rombo di un tuono.